sabato 1 dicembre 2012

Pompei: 24 nomi e l'amianto.

Pompei, ogni giorno che passa sembra sempre più una città in guerra, con feriti e morti.
I "feriti" sono facilmente individuabili, basta camminare per il sito archeologico per notare crepe, deterioramento e incuria. Quando il "ferito" è grave trovi solo i resti di un crollo, che come una piaga infetta non risparmia niente e prosegue ad intaccare il corpo provocando nuove patologie, nuovi crolli, nuove perdite. http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/11/30/news/pompei_nuovo_crollo_cede_il_muro_di_una_domus-47787160/?ref=HREC2-4
Perdite...ora non si perde solo un pezzo di storia, un pezzo di muro o un pezzo di intonaco, adesso si perde anche la vita. Si, la vita!
 A distanza di pochi giorni un'archeologa e un custode sono morti della stessa malattia e per la stessa causa: l'amianto.
Per ora sono 24 le vittime (in base ai risultati dell'inchiesta aperta dalla procura di Torre Annunziata) colpite da cancro ai polmoni causato dall'inalazione dell'amianto. Per spiegare meglio di cosa si tratta riporto le parole del dottor Antonio Marfella, tossicologo-oncologo dell'Istituto Nazionale Tumori  'Pascalè di Napoli:

«Una morte legata all'amianto, quello smaltito nei siti demaniali in tutta la Campania e in particolare nei siti archeologici. Questi sono siti preferenziali per lo sversamento di amianto ma non solo, più in generale di rifiuti tossici. Un esempio è rappresentato dai fusti di diossina nei dintorni di Acerra, sversati dai camorristi lì dove sono le tombe dei sanniti massacrati dal console Marco Corvo nella Seconda guerra sannitica e sepolti nelle fosse comuni dell'antica città di Suessola, dove oggi c'è la frazione di Calabricito. Una piccola Pompei contro la quale si è scagliata la camorra.. non meraviglia che lungo la strada che porta alla discarica di Terzigno i siti demaniali come Pompei siano un luogo preferenziale per lo smaltimento di rifiuti altamente tossici come l'amianto. Utilizzando il sito demaniale il problema non è competenza di un privato ma diventa responsabilità dello Stato».
Fonte:http://www.ilmattino.it/napoli/provincia/oncologo_laquoe_la_maledizione_di_sandokan_i_clan_sversano_amianto_nei_siti_archeologiciraquo/appr/56644.shtml


I dipendenti degli scavi hanno realizzato uno striscione con i 24 nomi dei colleghi deceduti con l'intento di scuotere le coscienze.
In un momento in cui si sta lottando per il riconoscimento della professione di archeologo, per tutelare chi lavora nei Beni Culturali, bisogna ricordare all'opinione pubblica e non solo, che di archeologia si muore.
Per lo Stato italiano ancora non esistiamo, ma lavoriamo per lo Stato e il lavoro dell'archeologo è logorante. Prima ti si rovinano le ginocchia, poi il polso, poi la spalla, poi la vista (per le ore che passi sui dati di scavo), poi i nervi e certe volte la vita...

In questa Italia che va a rotoli a rimetterci sono sempre le persone oneste, che ogni giorno si alzano e vanno a lavoro pur sapendo i rischi che corrono.

Pompei: 24 nomi e l'amianto.

 Francesco Carotenuto (custode), Giovanni Tito (custode), Pasquale Mascolo (custode), Luigi Manfredi custode, Giovanni Tramontano (custode), Giovanni Buono (custode), Giovanni Montuori (custode), Pasquale Ognibene (custode), Raffaele Di Luvio (custode), Giuseppe Abenante (custode), Antonio Perrot (custode), i fratelli Michele e Gennaro Veniero (custodi), Giuseppe Vangone (restauratore), Antonio Sartore (restauratore), Giuseppe Santarpia (operaio), Giuseppe Rosellino (restauratore), Andrea Federico (restauratore), Francesco Guida (operaio), Pasquale Abenante (amministrativo), Anna Iandolo (amministrativo), Maria Antonietta Emma Pirozzi (architetto), Marisa Mastroroberto (archeologa) e Domenico Falanga (custode).



Nessun commento:

Posta un commento