venerdì 15 maggio 2020

In questi giorni si è parlato molto di ripartenza, di riaperture e di ritorno alla normalità, ma cosa accadrà nel settore dei Beni Culturali?

Prima di capire cosa accadrà, vorrei gettare uno sguardo a quello che è successo nei Musei e nei Parchi Archeologici durante la quarantena.
Ormai siamo abituati a sentire parlare di "fase 1", "fase 2", potrei dire che anche i luoghi della cultura hanno attraversato delle "fasi".
A mio avviso ci sono state tre grandi fasi per i beni culturali, di cui adesso vi offrirò una personale analisi.

Fase 1: La corsa al digitale.

L'8 marzo i musei, parchi archologici, teatri e luoghi della cultura sono stati ufficialmente chiusi a causa del Covid-19.
Annullati eventi, concerti, spettacoli, mostre, tutto il comparto si ferma.
La chiusura non ha stupito gli addetti ai lavori, infatti alcuni musei si stavano già muovendo per capire come comportarsi durante un periodo senza visite dirette dei fruitori.
Il 9 marzo però è successo qualcosa che io non mi aspettavo, tanto che l'ho definito "il giorno del delirio".
Il miei social erano impazziti, Facebook in primis.
No, nessun malfunzionamento, solo un continuo arrivo di notifiche.
Chi come me per professione o per diletto segue diverse pagine o gruppi legati ai musei e parchi archeologici si è trovato con la home invasa da post, dirette che partivano quasi contemporaneamente, di tutto è di più.



Cosa è successo?

Con il lancio dell'hashtag #iorestoacasa  i luoghi della cultura annunciano la loro chiusura, ma aggiungono e lanciano il motto "la cultura non si ferma".
Ed effettivamente non si è fermata, il MiBACT promuove l'iniziativa e un canale Youtube dove raccoglie i contenuti creati da professionisti della cultura (storici, archeologi, restauratori, autori, attori, musicisti ecc...).
L'idea, che subito è stata sposata in massa, è se un determinato luogo, museo, teatro, biblioteca è chiuso, lo apriamo virtualmente.



Nella prima settimana ho visto produrre di tutto.
Una sintesi su questa che io chiamo "prima fase" è  reso dall'articolo di Marina Lo Blundo su Generazione di Archeologi, con cui ho concordato pienamente nel momento in cui è stato scritto.
La corsa frenetica all'essere presenti, partecipi e sempre sul pezzo ha portato alla creazione di una grande quantità di contenuti (non tutti di pari qualità). L'ansia di creare e non restare indietro ha fatto impazzire molti addetti alla comunicazione museale (o chi si è improvvisato tale).

Adesso che quella fase è stata superata, cosa si può dire?

Il Covid-19 ha sconvolo tutto, anche i piani di comunicazione sui social.
La corsa al digitale che ha colpito molti musei ha portato alla luce le lacune e le differenze tra chi ha puntato allo sviluppo digitale già da tempo e chi si è svegliato l'8 marzo 2020.

Tra i musei che da anni hanno sviluppato una strategia comunicativa adeguata e fatta da professionisti competenti bisogna citare il Museo Egizio di Torino, il Parco del Colosseo, il Museo Archeologico di Venezia, il Parco di Ostia Antica, il Parco archeologico di Pompei, la Galleri degli Uffizi, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

Si potrebbbe pensare che sono grandi nomi che hanno molti soldi per investire anche nel digitale, sicuramente sono messi meglio di alcuni piccoli musei è innegabile, ma sono stati sopratutto lungimiranti.
Sono musei che non hanno iniziato ieri a comunicare, studiare il proprio pubblico ed a creare contenuti e i risultati si vedono.
Personalmente ho adorato i video del Museo Egizio "Le passeggiate del direttore", video che durano una decina di minuti o poco più, dove il direttore Christian Greco ti illustra i reperti del museo.
Anche questo contenuto non è stato improvvisato, "le passeggiate del direttore" sono un appuntamento del Museo Egizio che prevede una visita di persona, non virtuale,  guidata dal direttore, a testimonianza di una progettualità continua e benfatta, riadattata ad un momento di crisi.
Altro esempio è il Parco di Ostia Antica che ha spostato gli incontri "Vediamoci ad Ostia", sul web, rendendo fruibili a tutti una serie di conferenze estramente interessanti.
Potrei continuare per ognuno dei musei che ho citato in precendenza, ma il senso è chiaro: chi ha un piano editoriale ed eventi ben studiati ha potuto subito adeguarsi alla situazione.

Se superiamo i soliti nomi noti, questa corsa alla presenza sui social ha messo in luce chi sta provando a migliorarsi.
Una menzione speciale la faccio al Museo Etrusco di Villa Giulia, un museo che ha fatto e farà tanta strada.
Il Museo Etrusco di Villa Giulia è uno dei miei musei preferiti, ma non è per questo che ve ne parlo.
Lo sforzo che lo staff sta facendo per essere presente sul digitale nella maniera più corretta possibile si nota e sta dando i suoi frutti.
Premetto che non conosco nessuno dello staff, ma ho incrociato alcuni di loro in webinar che sto seguendo. Questi professionisti con molta umiltà e voglia di fare parlano delle loro lacune e del lavoro che vogliono fare e come stanno provando a migliorare.  Per me sono un esempio di chi vuole offrire al pubblico la migliore esperienza possibile all'interno del museo, creando un legame che possa continuare anche dopo la visita, cercando tutti gli strumenti più adatti per fidelizzare correttamente i propri fruitori.

Sono convinta che questo museo farà tanta strada nel campo digitale e lo ha già dimostrato l'iniziativa del direttore Valentino Nizzo che rilanciando la sfida nata su Instagram di imitare un'opera d'arte con quello che si aveva a casa e poi postarla sui social, si fa una foto con sua moglie nella stessa posa della coppia del celebre "Sarcofago degli sposi"e lancia la sfida a chi segue la pagina del museo.
Le regole per partecipare erano semplici, bastava scegliere un'opera del Museo Etrusco e replicarla.
Così oggetti etruschi non noti a tutti sono diventati virali e di conseguenza l'attenzione si è spostata sul museo.
Il direttore Valentino Nizzo e sua moglie nella posa del "Sarcofago degli sposi". Foto tratta da Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia








Esempi di foto di utenti della pagina Facebook  del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia che hanno raccolto la sfida del direttore.

Sempre Valentino Nizzo è stato protagonista di alcune dirette molto interessanti dal titolo "Dirigi il direttore", in pratica il direttore era guidato dagli spettatori alla scoperta dei reperti contenuti nel museo.

Preparazione e voglia di fare portano ad dei buoni contenuti. 


Cosa mi resta della "fase 1"?

- I contenuti generati
- La differenza tra una comunicazione con una salda programmazione e una improvvisata
- I musei che hanno compreso l'importanza del digitale e si stanno attrezzando per migliorare.

Fase 2: Tour virtuali e webinar

Dopo la corsa spasmodica a cui ho accennato prima, il protrarsi della quarantena e il senso di claustrofobia dato dalla chiusura in casa ha generato un altro fenomeno di comunicazione: i tour viruali.
Ad un certo punto quando partivano delle dirette i contenuti a cui assistevo erano delle vere e proprie visite guidate ad un museo, ad un parco o ad una città.
Ho fatto dei fantastici giri per l'Italia e non solo, non lo nego, ma se i tour presentati da professionisti sono stati gradevoli, un po' più discutibili sono stati quelli virtuali in 3d o comunque animati.
Anche in questo caso come per la comunicazione sui social, la realtà virtuale non è per tutti.

A costo di ripetermi, un lavoro fatto da un professionista si nota subito.

Superata questa fase di abbuffata di prodotti di ogni tipo, ho notato che sono aumentate in maniera esponenziale gli inviti a webinar gratuiti su i temi che abbiamo affrontato fino ad ora.



Dopo il decimo invito mi sono chiesta: "cosa sta spingendo i professionisti nel settore dei beni culturali a creare questi incontri?"

Mi sono confrontata con alcuni organizzatori di questi webinar ed è emerso che la necessità di fare incontri su argomenti come "social e beni culturali", "digitale nei musei", "realtà virtuale", "musei online", "musei dopo il Covid-19" nasceva dall'esigenza di aiutare a colmare le lacune che questa emergenza ha reso lapalissiane, oltre ad essere un modo per alcune aziende di farsi notare.

Tutti siamo coscienti del fatto che le visite nei luoghi della cultura, sopratutto quelli chiusi non saranno come prima per molto tempo.
I professionisti del settore si sono posti molte domande e spesso questi webinar sono stati uno spazio per aprire un dibattito e discuterne insieme.
Facendo un sunto di quello che ho estrapolato da questi incontri, il timore principale è quello di non poter offrire al visitatore la stessa tipologia di visita precedente alla chiusura.
Il distanziamento tra le persone può rendere difficile la fruizione di alcune sale e sono in molti del settore a chiedersi se forse un contenuto digitale può sopperire a queste difficoltà (dato per assodato che la visita diretta è un'esperienza che non può essere sostituita, se non per necessità).

Il dubbio che aleggia su molti è che una visita ridotta del museo possa rendere poco conveniente il giro per il fruitore.
In poche parole se su 10 stanze posso visitarne 5, uno strumento come un totem che mi propone qualcosa di virtuale può invogliarmi a pagare il biglietto? Però i totem, schermo touch, vanno subito disinfettati, non è meglio affidarsi alla realtà vituale?
Inoltre, e qui viene l'utilità di questi webinar, non tutti i musei hanno professionisti nel loro staff che possono produrre tali contenuti, quindi che fare?

Affidarsi a professionisti è la risposta.

Risposta scontata, direte voi, non sempre, certe volte non è nemmeno immediata.
C'è chi continua a parlare di formare i giovani, che pur essendo una cosa sacrosanta, non aiuta i musei a ripartire. C'è bisogno adesso di alcune professionalità, non c'è il tempo materiale di aspettare qualcuno che completi la sua formazione, ma bisogna affidarsi a chi già è formato e produttivo.


A quali professionalità mi riferisco?

In questo momento prendere nel proprio staff un tanto pubblicizzato "Social Media Strategist" (per ottimizzare al massimo l'utilizzo dei social network del museo, promuovere l'istituzione museale e ricevere feedback dagli utenti utili a migliorare l'esperienza del visitatore); oppure viste le problematiche emerse un "Digital Stategy Manager", una persona responsabile della strategia digitale del museo (una figura che curi i contenuti, consigli e gestisca le scelte tecnologiche più idonee per il dato museo e gestisca le relazioni con evenutali partner esterni), potrebbe essere una scelta importante.
Potrei continuare con altri figure dal caratteristico nome in inglese, ma il senso di quello che voglio comunicare è che cercando nel mare magnum delle professioni legate al "museo" e al "digitale" troviamo una vasta gamma di professionisti pronti a migliorare l'offerta museale anche e soprattutto post pandemia mondiale.
Queste figure potrebbero o dovrebbero affiancare lo staff e non sostituire nessuna delle figure già presenti nei nostri musei. Potrebbero essere dei consulenti da utilizzare anche per un periodo limitato per produrre una valida comunicazione esterna, se il museo non avesse grandi fondi a cui attingere, il tempo necessario per creare una pianificazione a lungo termine e una struttura comunicativa interna solida. Per finire, questi esperti potrebbero formare il personale per garantire l'utilizzo corretto delle tecnologie e degli strumenti scelti per potenziare la visita museale. 

Cosa mi resta di quesa "fase 2"?

- La consapevolezza che spesso all'interno dello stesso museo la mano sinistra non sa quello che fa la mano destra, quindi migliorare la comunicazione interna aiuta a comunicare meglio con l'esterno.

-Molti musei dovrebbero chiedersi "cosa voglio fare da grande?",  producendo una programmazione a lungo termine per capire "dove si vuole andare" e "cosa si vuole diventare".

- Non farsi prendere dall'ansia.
Chi lavora nei musei, luoghi della cultura, in questo momento non deve farsi predere dall'ansia e dalla smania come è successo nella "fase 1".
Riaprire ed offrire quello che si può, con gli strumenti più idonei all'esigenze del museo, con il supporto di professionisti che possano creare dei prodotti su misura,  riutilizzabili anche quando tutte le problematiche relative al Covid-19 saranno terminate, potrebbe essere la giusta via da percorrere.

Lo so, chi legge  queste mie parole vede comunque la spesa di tanti soldi e pochi visitatori almeno nei primi mesi, ma sono tutte "fasi" che hanno una fine ed un inizio e lavorare per tempo su determinate necessità può solo che rendere più produttivo il museo dopo, quando si tornerà alla normalità.

Ancora una volta partire per tempo evita le corse e le improvvisazioni.

Ed eccoci ad oggi, quella che io chiamo "fase 3 dei beni culturali".

Mancano pochi giorni al 18 maggio, data fissata per la riapertura dei Musei e Parchi Archeologici. 

Cosa si deve fare per riaprire? Quali musei riapriranno? Come si svolgeranno le visite? Ci saranno i visitatori?

Tante domande a cui ho cercato di dare delle risposte.

1) Cosa si deve fare per riaprire?

Il Comitato Tecnico-Scientifico (CTS) per l'emergenza Covid-19 da coronavirus ha stilato e diramato le linee guida per le riaperture dei musei.
Le indicazioni dettate dal CTS saranno adattate alla tipologia di museo (piccolo o grande, chiuso o all'aperto), ma in tutti i musei dovremo entrare con le mascherine.



Infatti sono previste mascherine per i visitatori e per il lavoratori, visite contingentate con un prestabilito numero di visitatori e fasce orarie, termoscanner per la misurazione della febbre all'ingresso, segnaletica per il distanziamento (sempre di almeno 1 metro), percorsi a senso unico, bagni che rispettino il distanziamento ed ovviamente sanificazione quotidiana dei locali.

Altre indicazioni consigliate prevedono una limitazione dell'utilizzo dei touchscreen e audioguide (da sanificare ad ogni utilizzo), evitare file alle biglietterie favorendo l'acqusito online dei biglietti, limitare l'utilizzo di pagamenti in contanti, permettere il lavaggio frequente della mani o comunque disporre il posizionamento di dispenser per sanificazione delle mani in più punti.

Molti musei in queste ore stanno lavorando intensamente per rispettare tutte le indicazioni consigliate.
Anche in questo caso non tutti hanno gli stessi mezzi e possibilità, così anche la prepazione alla riapertura varia da museo a museo, da regione a regione.




2) Quali musei riapriranno?

Il via libera alla riapertura riguarda tutti i musei statali e privati che in data 18 maggio saranno in grado di fornire una visita sicura degli ambienti espositivi.
Garantire sicurezza e tutela non è una spesa sostenibile da tutti al momento.  A gridarlo forte e chiaro è stato Tommaso Sacchi, assessore alla cultura di Firenze.
Come un tuono fragoroso Sacchi ha annunciato che il 18 maggio i musei civici di Firenze non riapriranno. L'assessore fa notare che la città è in ginocchio, non ci sono turisiti e che stime e valutazioni fatte con l'area tecnica di Palazzo Vecchio mostra che:

un mese e mezzo di apertura parziale, solo nel weekend, di appena tre musei, costerebbe mezzo milione di euro. Sono soldi che non abbiamo e senza le rassicurazioni che abbiamo chiesto al Governo nelle ultime 5 settimane sul ristoro anche parziale della tassa di soggiorno non possiamo impegnare questa spesa". (Fonta La Nazione)

Non discuto questa o altre decisioni simili, ma è innegabile che i costi per la sanificazioni e la tutela, saranno più alti degli incassi dei prossimi mesi.

Sanificare un museo non è una cosa da poco, non tanto per la grandezza della struttura o numero di stanze, ma per l'attenzione da dedicare ai reperti conservati all'interno.

Come ha sottolineato Alessandra Morelli (vicepresidente di Restauratori Senza Frontiere) in un articolo del Corriere della Sera dal titolo "Sanitificazione di chiese e luoghi d'arte, l'allarme degli esperti: i vapori dei prodotti danneggiano le opere", le opere di sanificazione non possono essere improvvisate o date a mani poco esperte.
Questo ovviamente aumenta le spese per garantire i requisiti base per riaprire e la difficoltà che molti musei, ma anche biblioteche possono incontrare.

Chi riaprirà davvero il 18 maggio?

La risposta sembra sempre più confusa man mano che la data si avvicina, per adesso si può dire che:



Roma - prevede ingressi contingentati, visite serali (in particolare per Musei Vaticani e Colosseo, mete di punta della città). A riaprire saranno i Musei Civici con ingressi limitati, 100 persone all'ora nei Musei Capitolini e Mercati di Traiano; 50 visitatori all'ora a Palazzo Brasci, Centrale Montemartini ed Ara Pacis (dove è stata prolungata la mostra su Sergio Leone); 80 persone all'ora nei Fori Imperiali (queste informazion sono in fase di aggiornamento costante. Per maggiori informazioni consultare il sito del comune di Roma)

Milano - è stato elaborato un calendario che detta i tempi delle riaperture:
tra il 19 e 21 maggio riapriranno i Musei del Castello Sforzesco, Museo di Storia Naturale, GAM|Galleria d'Arte Moderna, Acquario Civico e della Casa Museo Boschi-Di Stefano;
tra i 22 e il 24 maggio  apriranno il Museo del Novecento, il Museo Civico Archeologico, Palazzo Morando|Costume Moda Immagine e il MUDEC|Museo delle Culture (Per maggiori informazioni vi rimando al testo del piano presentato dal Comune di Milano).

Firenze - è di poche ore fa la notizia che il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, ha stilato un calendario di riaperture dei musei.
La tabella di marcia prevede:
-22 maggio riapertura del Giardino Boboli;
-25 maggio riapertura di Villa il Ventaglio e Cenacolo di Sant'Apollonia;
-29 maggio dovrebbero riaprire gli Uffizi, la Galleria del Costume, Palatina e appartamenti monumentali di Palatto Pizzi, Galleria di Arte Moderna e museo di San Marco;
- 1°giugno dovrebbero riaprire le ville di Petraia, Castello e Cerreto Guidi;
- 2 giugno dovrebbe essere il giorno di riapertura dell'Accademia, del Museo degli Strumenti Musicali, del Museo di Palazzo Davanzati e delle Cappelle Medicee.

Come si può capire ben capire alcune date sono ancora incerte, pertanto vi consiglio di consultare i siti ufficiali di comuni e musei per organizzare una visita nelle prossime settimane o mesi.

Intanto buone notizie arrivano dal Decreto Legge Rilancio del 13 maggio 2020, che ha reso noto l'istituzione di un fondo da 100 milioni di euro per il sostegno ai musei del MiBACT per il mancato introito della vendita dei biglietti a causa della chiusura imposta per evitare il contagio da Covid-19.

Fa ben sperare anche il
Fondo cultura per la promozione degli investimenti sul patrimonio. 100 milioni di euro per il 2020 e 2021, aperto ai contributi privati
Viene istituito con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro per il biennio 2020-2021 il Fondo Cultura, finalizzato a promuovere investimenti in favore del patrimonio culturale materiale e immateriale e aperto alla partecipazione di soggetti privati. L’istruttoria e la gestione delle operazioni vedrà coinvolta Cassa Depositi e Prestiti, mentre una quota del fondo potrà essere gestito dall’Istituto per il Credito Sportivo a garanzia di contributi in conto interessi e mutui per interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale.


3) Come si svolgeranno le visite?  4) Ci saranno i visitatori?


Per concludere questa mia riflessione  divisa in fasi, provo a rispondere alle ultime due domande che per adesso vanno per la maggiore.
Come avverranno le visite? A questo punto penso che sia abbastanza chiaro in base a quello ho già scritto che le visite nei musei avverranno con la mascherina a copertura di naso e bocca, e questa per ora è l'unica vera certezza.
Cosa si potrà vedere e quali spazi si potranno visitare cambia da museo a museo, quindi non resta che informarsi per bene nel momento dell'acquisto del biglietto.

I Musei e Parchi Archeologici più famosi si stanno organizzando per contenere un pubblico numeroso, anche se il dubbio che serpeggia è che i fruitori saranno pochi per molto tempo.

Considerando che i turisti stranieri non possono ancora arrivare in Italia e che forse gli italiani si potranno muovere da regione a regione dai primi di giugno, quante di queste persone visiteranno un Museo o Parco Archeologico nelle prossime settimane?
Difficile a dirsi, anche perché un maggior movimento sul territorio nazionale non garantisce un determinato numero di visitatori per musei.
La crisi economica provocata dalla pandemia ha avuto effetti devastanti su molte persone, questo ovviamente porta ad una spesa minima dei propri beni e non è detto che una parte di queste spese prevedano un biglietto per il museo.
Sicuramente chi può economicamente e chi ha sempre visitato parchi archeologici e luoghi della cultura tornerà a farlo, ma quello che spaventa gli operatori del settore è che non sarà qualcosa di immediato.

In merito ho letto diverse proposte per attirare le persone verso i musei, da biglietti a costi inferiori ad agevolazioni per le famiglie, però nessuna di queste idee garantisce un effettiva riuscita.

Intanto ad invogliare i visitatori ci pensa ache il "DL Rilancio" che estende da 12 a 18 mesi il termine per usufruire dei voucher ricevuti a compensazione di spettacoli cancellati e chiusure di spazi espositivi.

Dopo questa mia personale analisi divisa in fasi, non mi resta che augurare buon lavoro a tutto il personale dei Musei e dei Parchi Archeologici e sperareche almeno nel settore dei Beni Culturali questo periodo abbia lasciato qualche insegnamento.

Grazie a tutti e vi vengo a trovare presto!


P.s.
All'inizio della "fase 3" ho già perso le tracce di chi si era improvvisamente svegliato sui social nella "fase 1", niete più post, niente più dirette, sono già tornati indietro sui loro passi (o magari sono molto impegnati nei lavori per la riapertura, chissà), mentre chi ha una solida presenza sui social si sta dedicando alla  MuseumWeek  ( il festival mondiale per le istituzioni culturali sui social media) ça va sans dire.